Ailanthus altissima, Araucaria araucana, Prunus laurocerasus, Prunus pissardii, Prunus serrulata Kanzan Photinia fraserii, Forsythia intermedia, Clorophytum comosum, Ficus benjamina, palme. Per alcuni addirittura: Trachelospermum jasminoides, Hydrangea macrophylla, Aucuba japonica, Nerium oleander, Pelargonium zonale, Calla aetiopica… Rosa Pierre de Ronsard. Fatta una breve indagine, la lista delle piante capaci di generare antipatia è più lunga di quanto pensassi, tuttavia rimango sempre della mia opinione: se le consideriamo esseri viventi, individui, a parte la troppa voglia di vivere nessuna di loro ha pecche. O forse la loro unica colpa è di non riuscire proprio ad adattarsi alla società in cui sono state erroneamente collocate: il fattore estetico in giardino è una questione culturale e rispecchia lo stile di un’epoca.
Prendiamo ad esempio le piante da interno: peperomie, monstere, begonie, photos, sono state portate alla ribalta da arredatori di mezzo mondo dopo che per una vita avevano avuto solo due posti di elezione: il sottobosco umido tropicale dei loro territori d’origine e le pagine polverose dei libri di antologia, dove Guido Gozzano nella sua celebre poesia, le cataloga tra le piccole cose di pessimo gusto. Pensiamo alla Aspidistra elatior: oggi è inevitabile associarla ai luoghi esclusivi della moda milanese da quando, nel luogo più chic della città, la Signora dello stile ne ha riempito la sua maison probabilmente dopo aver svaligiato tutte le portinerie del circondario poiché all’epoca era introvabile presso i vivaisti in quanto nessuno la voleva più.
Sono di parte ma sfido chiunque a dire che le piante siano davvero antipatiche! Le ortiche pungono, ma sono buone e hanno enormi doti per il giardino, attirano le farfalle, (e i bambini). I rovi graffiano, ma oltre a produrre le more, sanno bonificare i terreni più poveri arricchendoli di humus. L’edera è risaputamente invadente, ma chi altro riesce a ricreare le sue masse aggettanti? Gli ailanti vanno perdonati, è l’ora di smetterla di vederli come mostri alieni: sono semplicemente figli di una società cosmopolita e nomade che condividono con pennisetum, balsamina, reynoutria, buddleja e tante altre piante che chiamiamo piantacce a sproposito. Piuttosto la loro massiccia e veloce presenza sul territorio mette in mostra le contraddizioni di una società moderna che cerca di essere più verde e più tollerante, ma non è in grado di programmare la manutenzione del territorio, genera problemi di suolo e pecca di pigrizia e inesperienza. L’Ambrosia artemisiifolia porta parecchi problemi a chi è sensibile ai pollini, ma siamo sicuri che sia l’unica a cui imputare questo problema? Possiamo esser certi che la crescente iper-sensibilità al polline non derivi dall’inquinamento più che dalle piante?
Sono di parte, ripeto, e così come non ho preferenze, non ho neppure antipatie, e se me ne vengono, sono momentanee, limitate al cattivo uso di alcuni soggetti fuori contesto. Faccio deroghe anche nei confronti delle temutissime, la scorsa primavera, per esempio, fermandomi a fare rifornimento ad un autogrill, ho notato un accostamento inedito e al contempo straordinario. Nel brutto parcheggio di in un brutto posto: Cercis siliquastrum, Prunus kanzan e Prunus pissardii erano tutti ammassati senza criterio, ma tutti insieme formavano una sbalorditiva, spregiudicata, bellissima fioritura scarlatta. Quel gruppo di alberacci fioriti era di una bellezza commovente. Con tutte le piante si dovrebbe adottare una sorta di visione montessoriana che ci aiuti ad avere una prospettiva più ampia sulla natura del paesaggio.
Per certi versi le piante sono come i bambini, se la sanno cavare da sole: devono essere assecondate e, allo stesso tempo indirizzate per dar loro valore, per trovare il loro posto nella nostra società condivisa. Proviamo a ribaltare il concetto di antipatia per le piante: forse ce n’è qualcuna che fa innervosire in quanto è votata al suicidio… ma, di nuovo ma, come biasimare chi si lascia morire costretto a vivere in luoghi e condizioni incompatibili ai requisiti minimi per la sua esistenza?