Natale Torre, le piante esotiche possono trovare casa sui nostri balconi

Ci sono libri che accendono la fantasia del lettore fin dalle prime pagine. Natale Torre. I giardini del sole (Officina Naturalis) di Gaetano Zoccali è uno di questi. L’autore, giornalista e giardiniere appassionato, ci apre le porte dei Vivai Torre di Milazzo, uno scrigno di biodiversità di oltre 5000 specie e varietà fra piante ornamentali e alberi da frutta. Circondati da guave, manghi, ibischi e piante subtropicali provenienti da ogni angolo del globo, ci si immerge in un luogo speciale, di cui il vivaista Natale Torre è sovrano e gran maestro.

Natale Torre, le piante esotiche possono trovare casa sui nostri balconi

Fra lui e Zoccali va in scena un dialogo fra pari, un botta e risposta avvincente che ha, come scenari, anche il Giardino del Gelso, ex Villa Zirilli, e l’Orto Botanico di Palermo, ricco di piante strepitose. Mentre si assiste, da lettori, a questa chiacchierata, si ha la sensazione di trovarsi con loro. E si impara: con un occhio su Internet per visualizzare le piante citate, si svela un mondo nuovo. Senza fatica, perché Gaetano Zoccali, 46 anni, è un abile divulgatore. Ha scritto di verde su numerose testate ed è noto ai pollici verdi di Instagram con l’account @the_pleasure_garden, in cui racconta la passione con cui coltiva il suo giardino ecologico milanese. Tre anni fa, con Antonio Perazzi ha ideato “Home Ground” in occasione di Radicepura Garden Festival, sempre in Sicilia, un giardino permanente con le piante da frutto del futuro fornite proprio da Natale Torre.

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Come è nata l’idea di questo libro?
Conoscevo Natale Torre fin dagli anni Novanta, quando ho sentito parlare per la prima volta di un vivaista di Milazzo che coltivava piante originali e insolite. Visitando il suo vivaio, ho provato un senso di meraviglia. Siamo diventati amici e quando ho avviato il mio giardino, mi ha mandato come cadeau una scatola piena di piantine seminate con le sue mani. Oggi un albero di corbezzolo, una palma Trachycarpus wagnerianus, un’asimina, dei mirti e un agnocasto sono il ricordo tangibile di Torre in quel di Milano. Quando l’editore di Officina Naturalis mi ha chiesto di raccogliere in un libro l’esperienza di un vivaista esemplare italiano, ho pensato immediatamente a lui.

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Chi è Natale Torre?
È un vivaista ricercatore. Qualcuno lo definisce anche un cacciatore di piante contemporaneo, ma è riduttivo: lui non si limita a scovarle nei suoi viaggi, ma seleziona quelle che meglio si adattano al clima italiano. Laureato in Agraria e specializzato in Agricoltura tropicale e subtropicale, è animato da curiosità verso le meraviglie della natura. La sua filosofia è il contrario di quella imperante fra i vivai più commerciali, cioè poche piante di sicuro successo e in grande numero. È stato anche premiato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri come una tra le 100 eccellenze italiane,nel 2015. Per potergli parlare, ho dovuto inseguirlo nel suo habitat, in quel vivaio che per lui è casa e bottega. Il cambiamento climatico sta modificando la fisionomia di molte zone del nostro Sud.

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Quali nuove piante esotiche potrebbero acclimatarsi e diventare un business?
La Sicilia, la Sardegna, alcune zone della Calabria e della Puglia, ma persino l’area costiera della Liguria, dove le temperature non scendono sottozero, sono adatte alla coltivazione di specie subtropicali. È un’opportunità, soprattutto per la frutticoltura. Quando Torre nel 1980 ha iniziato a coltivare manghi e avocadi, molti l’hanno preso per matto. Oggi è una carta da giocare. Gli agrumi, che hanno fatto la fortuna della Sicilia, funzionano meno, per motivi di costi di produzione e di eccesso di offerta, ma anche di malattie. Mango e avocado, invece, dove il clima lo consente, per ora non richiedono trattamenti. Possono sostituire gli agrumeti non più produttivi – hanno esigenze simili di acqua – e sono fra i frutti più richiesti dal mercato. Quelli prodotti in Europa coprono solo il 10 per cento della domanda, quindi c’è spazio. Non sono gli unici: funzionerebbero anche guava, passion fruit, pitaya. Ci sono anche il dolcissimo caco di cioccolata (Diospyros nigra), il cinese longan (Dimocarpus longan), o la brasiliana acerola (Malpighia glabra),il frutto più ricco di vitamina C. Qualcuno potrebbe obiettare che così snaturiamo il nostro paesaggio mediterraneo riempiendolo di piante esotiche.

Non è un rischio?
Il nostro paesaggio è in continua evoluzione. Se tornassimo alla Sicilia dell’Impero romano, troveremmo solo viti, melograni e ulivi. Arance e limoni sono arrivati dalla Cina tramite gli arabi,pomodori e agavi sono americani, i fichi d’India vengono dal Sud America e la palma più iconica di Sicilia dalle Canarie. Persino il profumato “gelsomino di Sicilia” ( Jasminum grandiflorum) ha origini cinesi. Sono piante da frutto che non si disseminano da sole e che non invadono l’ambiente. Gli inverni più miti anche al Nord hanno abituato la gente a stare di più all’aperto.

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Quale evoluzione per i giardini?
Suggerisco di prendere esempio dal Sud, dove da sempre si vive all’esterno. Giardini e balconi devono colpire i sensi con colori e profumi, generando in noi meraviglia. Per esempio, nelle zone di mare in Liguria, per una siepe, anziché la solita fotinia, si può puntare sulle bouganville, una macchia di colore che allieta per tutto l’anno: oggi sono disponibili persino bianche o gialle. Al posto dell’acero rosso “copiato” dai giardini giapponesi, la guava a foglia porpora, che ha anche ottimi frutti. Invece delle onnipresenti siepi costiere di cipresso di Leyland, si può pensare a Eugenia myrtifolia o infuocati Metrosideros excelsus.

Natale Torre dice che servirebbe una lega di protezione delle piante. La farete?
Me lo disse diversi anni fa, e nella nostra chiacchierata mi ha elencato tutte le angherie che le piante subiscono. Educare al rispetto del verde significa preservare noi stessi. Quindi, non faremo una lega, ma abbiamo preferito realizzare insieme questo libro, sperando che chi lo leggerà abbia poi voglia di piantare un albero.

Soprattutto in città, il fenomeno dell’isola di calore garantisce temperature più alte rispetto alla campagna circostante. Quindi, si può osare qualche pianta subtropicale tra le meno delicate. Tenete però a portata di mano una copertina di tessuto non tessuto, se si annuncia l’arrivo di forte gelo, e posizionate i vasi in un luogo riparato, per esempio vicino al muro. Ecco le specie consigliate da Gaetano Zoccali: Plumbago capensis, molto presente al Sud; la brasiliana Brunfelsia pauciflora, dai fiori viola; Hibiscus mutabilis “Flore Pleno”; Jasminum azoricum, un gelsomino che fiorisce tutto l’anno; Erythrina x bidwilllii dalle infiorescenze corallo; l’arbusto Callistemon; il Kumquat o mandarino cinese. Per un look ancor più tropicale a prova di temperature sotto lo zero, invece, puntate sul fiore gigantesco dell’Hibiscus moscheutos; sull’arbusto sempreverde Feijoa sellowiana; sulla perenne dalle foglie enormi Tetrapanax papyrifera; o sul falso banano Musella lasiocarpa, che resiste fino a meno 20 gradi.

Pagina originale > www.iodonna.it

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