Sono nati nel Medioevo e hanno addirittura antenati babilonesi. Eppure godono ancora, nonostante un mondo iper-tecnologico che sembra guardare solo al domani, di una florida salute editoriale, con milioni di copie vendute ogni anno.
A dare loro un nome sono stati forse gli arabi della Spagna: con il termine «almanacco» indicavano un particolare tipo di tavole astronomiche dalle quali era possibile ricavare, per qualsiasi giorno dell’anno, sia il giorno della settimana sia la posizione del sole e della luna. Inizialmente formati solo da queste tavole, divennero più tardi una pubblicazione periodica multi-settoriale in cui comparivano (e compaiono) informazioni di vario genere. Si parla, certo, di astronomia: soprattutto un tempo erano gli almanacchi a suggerire agli agricoltori i tempi giusti per i lavori nei campi, tenendo conto dell’alternarsi delle stagioni e della posizione delle stelle e dei pianeti. Poi si è aggiunto un po’ di tutto: dalle previsioni del tempo alla medicina, dai consigli per il benessere a quelli per la vita pratica.
Con il trascorrere degli anni (in qualche caso dei secoli) ognuno ha assunto la sua fisionomia. Tra tradizione e modernità, con lunari, calendari, carteggi, hanno spesso mantenuto il sapore di un mondo misterioso che unisce natura, cicli del tempo e della luna, astrologia e filosofia. Tutti sono il simbolo di un legame tra antichi segreti, pratiche soluzioni, piccole e quotidiane felicità.
C’è l’almanacco di Nostradamus (ancora oggi consultato da astrologi e veggenti) e l’Almanacco di Frate Indovino, nato nel Natale del 1945 dall’idea di un mite ma ingegnoso Frate francescano. Tra i più diffusi al mondo, con i suoi tre milioni di copie, c’è l’Almanacco Barbanera: con l’edizione in uscita il 23 ottobre compirà 260 anni, visto che la sua prima stampa è del 1762.
BARBANERA, IL SAGGIO
Per scoprire chi era Barbanera bisogna andare alla Fondazione che porta il suo nome, vicino a Spello, in Umbria. «Barbanera è una figura straordinaria di saggio, erudito, astronomo, astrologo e filosofo», racconta Luca Baldini, direttore editoriale delle edizioni Barbanera. «Si dice sia vissuto a Foligno nel Settecento e che, membro di una famiglia molto numerosa, da bambino sia stato mandato a studiare in seminario. Crescendo finì per apprezzare la natura e la meditazione, fino a ritirarsi in un eremo sui monti dietro Foligno, senza prendere più i voti. Acquistò gradualmente fama presso gli abitanti del contado e la gente andava da lui a chiedergli informazioni e consigli sull’anno che sarebbe arrivato. Così, man mano, iniziò a comporre e divulgare il suo Almanacco».
Barbanera era un saggio ma non un vecchio: «La barba nera e non bianca – prosegue Baldini – indica che si trattava di un uomo di sapienza ma ancora giovane». Diede alle stampe il suo primo Lunario nel 1762. Da allora la sua fama è cresciuta di giorno in giorno, travalicando i confini regionali fino a divenire il Lunario italiano per eccellenza.
Con gli anni Barbanera è diventato un classico: dà consigli per la casa, la cucina, l’orto, il giardino, il benessere del corpo e dell’anima, il lavoro, il tempo libero. «La chiave di volta – prosegue Baldini – sta nel rapporto dialettico tra passato e futuro, tradizione e attualità. Guardando indietro, l’Almanacco ha radici molto più antiche degli stessi suoi 260 anni, perché arriva a toccare quelle molle antichissime, quelle che hanno spinto l’uomo alla misurazione dl tempo e alla trasformazione della natura in cultura attraverso l’affermazione della pratica agricola e l’organizzazione di spazi naturali selvaggi in spazi a misura d’uomo». Dietro l’almanacco c’è quindi da un lato tutta la ricchezza e la complessità della scansione ciclica del tempo, dall’altro quei piccoli saperi pratici che caratterizzano nella quotidianità il nostro modo di stare al mondo.
UNA STORIA BICENTENARIA
Questo è l’Almanacco da sempre. Da quel lontano 1762, rappresenta una sorta di «vangelo» dei ceti rurali. Ad apprezzarlo furono però anche personaggi illustri: D’Annunzio lo definì «il fiore dei Tempi e la saggezza delle Nazioni» (vedi l’altro articolo in queste pagine, ndr). «Anche in questo c’è la chiave del suo successo – spiega il direttore Baldini -. Il fatto che è sempre giovane, perché ad ogni anno rinasce e si rinnova, come sempre nuovo è il tempo che andiamo a vivere. È un libro eterno perché libro del Tempo, come scrisse Giovanni Papini nel 1916. Inoltre si suppone che la tradizione sia molto più antica del 1762, anche se purtroppo non abbiamo ritrovato copie e ci mancano prove documentali. Lo supponiamo perché Barbanera viene già citato come famoso fin dalla prima edizione e sarebbe impossibile se non ce ne fossero state altre. E già, alla fine del Settecento, era diffuso praticamente in tutto il territorio italiano. Si può dunque presumere che la sua notorietà fosse più antica. Tuttavia ritrovare almanacchi del 700 in foglio è molto raro perché sono facilmente deperibili. In più la carta era un bene pregiato per cui a fine anno, quando l’Almanacco non serviva più, la carta veniva riutilizzata per fare altro».
LE EDIZIONI OGGI
Ancora oggi Barbanera nasce in Umbria, a Spello, in un complesso rurale che risale al XVIII secolo, un antico bachificio circondato da gelsi, da un orto-giardino del tempo e delle stagioni e da oltre sette ettari di coltivazioni biologiche, tra piante officinali e varietà di frutta e ortaggi in via di estinzione.
A San Giuseppe, questo il nome della località, nascono le edizioni Barbanera, qui è custodito l’Archivio storico, una delle più ricche raccolte d’Europa di lunari, almanacchi e calendari, italiani e no, gestito dalla Fondazione Barbanera, l’Orto Giardino e la Redazione.
Dal 2015 Barbanera è «Memoria del Mondo», emblema universale di un genere letterario, per definizione «popolare», che ha contribuito nei secoli a diffondere sapere e conoscenze. L’intera collezione, composta da 360 edizioni, è posta sotto tutela, seguendo una procedura di conservazione formalizzata in un protocollo Unesco, ed è custodita in una cassaforte.
«La tradizione – conclude Baldini – ha trovato nuovo impulso negli anni Venti e Trenta, grazie alla famiglia Campi che ha iniziato a stampare il suo Barbanera, acquisendo i diritti di pubblicazione dagli altri editori con cui un tempo li divideva. L’attuale editore, Feliciano Campi e sua moglie Andrea, hanno creato questo luogo magico per dare concretezza ai contenuti del Barbanera. Qui sperimentiamo in prima persona ciò che scriviamo nelle nostre edizioni, qui ne conserviamo la memoria storica, qui la bellezza della natura nutre il nostro lavoro».
Oggi di Barbanera vengono stampate varie edizioni: quelle a tiratura limitata e quelle di larga diffusione, fino a quelle personalizzate per le aziende; ci sono poi i calendari, le edizioni per i bambini. Tutte rigorosamente con rubriche, suggerimenti, buone pratiche, per ogni occasione e momento della giornata, il Calendario con la Luna calante e crescente, l’orto e il giardinaggio, il benessere e la cucina, il tempo libero, la sostenibilità e la biodiversità anche con iniziative speciali come il Bosco Barbanera che sostiene ogni anno iniziative in difesa dell’ambiente e dei diritti umani.
ARCHIVIO POPOLARE
La Fondazione Barbanera 1762 è nata per promuovere la valorizzazione della tradizione legata al Barbanera e al genere letterario a cui appartiene. Lunari, almanacchi, calendari, carteggi, bossi tipografici testimoniano le origini dell’Almanacco e un’affascinante vicenda editoriale lunga ormai centinaia di anni. La biblioteca accoglie oltre 13mila almanacchi e 50mila edizioni e documenti dal XVI secolo a oggi. «Le finalità della Fondazione – spiega Baldini – sono anzitutto di continuare a raccogliere, catalogare e studiare tutto quello che abbiamo, digitalizzare questo patrimonio per preservare gli originali e renderli fruibili ovunque e per chiunque e poi fare ricerca sulla letteratura d’Almanacco, un genere letterario ancora poco studiato. C’è tantissimo lavoro da fare, per mettere a fuoco sempre meglio quello che ha rappresentato questo tipo di letteratura per la cultura popolare».
«La Fondazione – dice la coordinatrice Raffaella Sforza – è il luogo che conserva la memoria storica di Barbanera, ma è anche una biblioteca che nasconde tesori di inaspettato interesse per gli studiosi. Nei suoi scaffali sono custoditi migliaia di antichi almanacchi e lunari e altre pubblicazioni apparentemente effimere, non destinate per loro natura alla conservazione. Una collezione così vasta può costituire una straordinaria fonte di informazione sulla storia dell’editoria, sulle pratiche tradizionali di agricoltura e allevamento e sulla loro evoluzione, sulla diffusione del sapere tecnico e scientifico, e – più in generale -sui costumi e la vita quotidiana di intere generazioni».