Quando, nel 1991, fu presentata la proposta di restauro del sito, ancora non mi era chiaro quello che sarebbe stato il lavoro lungo, costante e complesso per tradurre questo progetto attraverso il recupero dei luoghi e la messa a dimora delle piante.
Passaggi decisivi furono l’ottenimento del finanziamento per il restauro, la creazione di un gruppo di lavoro, lo studio di un adeguato modello gestionale, le successive scelte operative legate al costante miglioramento delle qualità storiche, paesaggistiche ed agronomiche dell’Orto.
Il Giardino della Minerva, che si trova a Salerno, è uno scrigno ricco di storia: edificato su cinque terrazzi di coltivazione, si sviluppa lungo un asse che dalla Villa comunale sale verso il colle Bonadies.Ciò che oggi appare evidente è una serie di elementi di tipo sei-settecentesco. Tra questi è la scala sottolineata da pilastri a pianta cruciforme, costruita sulle mura antiche della città dalla quale si gode un’ampia visione del mare, del centro storico e delle colline della vicina Costiera Amalfitana.
Il sistema di distribuzione dell’acqua, ricco di fontane e vasche, denota la presenza di fonti cospicue che hanno permesso il mantenimento a coltura degli appezzamenti.
Proprietaria di questi luoghi fu la famiglia Silvatico, di cui un componente, Matteo, tra il XIII e il XIV secolo, si distinse come medico della Scuola salernitana e profondo conoscitore di piante medicinali.
In questo luogo egli fondò il primo Giardino dei semplici della Storia della medicina dedicato alla sperimentazione e alla didattica.
Nel 2004 mi fu affidato l’incarico di direttore dell’Orto. Ero, tra l’altro, nella difficile condizione di dovermi inventare un progetto di gestione generale per la più efficace disposizione delle piante.La Scuola salernitana utilizzava circa cinquecento specie diverse. Tante ne erano descritte nel testo di Silvatico. Bisognava individuare un criterio di distribuzione di queste piante all’interno delle aiuole del Giardino. Da questa prima esigenza nacque l’intuizione di creare, nel più grande dei terrazzi, un vero e proprio “parterre delle complessioni e delle gradazioni”, sfruttando la disposizione delle aiuole, collocate ai lati di quattro vialetti ortogonali.
Lì, quindi, sarebbe stato possibile rendere esplicita la dottrina umorale salernitana: denominando i vialetti secondo le quattro qualità naturali, dedicando le aiuole ai quattro elementi pitagorici e suddividendo infine le singole aiuole, in modo concentrico, nei quattro gradi di potenza dell’elemento, avrei avuto la possibilità di raccontare ai visitatori “dal vivo” la cosiddetta dottrina umorale.
Oggi il Giardino contiene, caso unico nel panorama degli Orti botanici mondiali, una catalogazione delle piante secondo la doppia classificazione: terapeutica (quindi medica, legata alla già descritta dottrina umorale) e morfologica di stampo moderno e linneiano.
Con il tempo il Giardino si è poi dotato di un vivaio, di aule didattiche, di una tisaneria, un bookshop e di numerose altre migliorie gestionali. Ma la più grande conquista di questi anni è stata la possibilità di poter gestire, in piena autonomia, i proventi della vendita dei biglietti d’ingresso al Giardino. Ciò ha reso possibile investire tutto sulla manutenzione ordinaria e straordinaria del sito, incrementando e migliorando quotidianamente l’offerta complessiva al visitatore.
Luciano Mauro
Associazione Pubblici Giardini