Giardino e orto, la routine al solstizio d’autunno

Il solstizio d’autunno è il periodo migliore per preparare giardino e orto (anche orto verticale) alla stagione delle piogge e ai primi freddi. Ecco quali sono le cure da non far mancare e gli errori da non fare, suggeriti dagli esperti di casa e giardino di ProiezionidiBorsa.

Per prati e fiori è l’ora del rinfoltimento

Giardino e orto, la routine al solstizio d’autunno. È partito il periodo migliore per il rinfoltimento dei tappeti erbosi e delle aiuole. Non bisogna infastidire le piante acidofile come azalee, gardenie, rododendro ma anche le siepi di bosso, con potature di nessun genere. La rifioritura delle rose va seguita con innaffiature e concimazioni utilizzando, dove serve, la torba neutralizzata. Se le piogge dovessero ritardare, bisogna innaffiare moderatamente con acqua piovana, distillata o recuperata dal rubinetto del condizionatore.

Giardino e orto, la routine al solstizio d’autunno

Continuare la semina di lattuga, radicchio, indivia, rucola, spinaci, valeriana. I parassiti dei cavolfiori devono essere combattuti con determinazione: occorre prestare, dunque, particolare attenzione a questo aspetto. Le varietà precoci di carciofi vanno concimate, rinnovando la terra. La raccolta di pere e mele va organizzata in due fasi a 8 -10 giorni di distanza, a seconda del grado di maturazione dei frutti. Che devono essere conservati in un frigo a 1-2° sopra lo zero, per evitare le incursioni di piccoli roditori.

Le grandi manovre nell’oliveto e nella vigna

Un’eredità o un acquisto ci hanno portato in dote un uliveto o una piccola vigna? Se qualcuno ha gli olivi deve preparare scale, teli e pettini. Le olive raccolte dovranno essere collocate in contenitori adatti o su stuoie. E per poco tempo, se si punta a una buona qualità dell’olio. Chi ha le viti, deve evitare qualsiasi forma di potatura di rami verdi prima della raccolta delle uve. Deve controllare i grappoli ed eliminare gli acini malati di muffa grigia. Se la raccolta è manuale, bisogna evitare di schiacciare gli acini nei contenitori, per evitare l’inizio di ossidazioni indesiderate o di fermentazioni anomale. E poi affidarsi, anche se le uve sono poche e si punta al consumo personale, a un bravo enologo. Egli insegnerà e consiglierà il da farsi e le tempistiche della vinificazione.

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