GIARDINAGGIO: PICCOLI FRUTTI SUL TERRAZZO

Non sempre gli alberi da frutto richiedono grossi spazi. Esistono belle varietà, che pochi ancora conoscono, con frutti ricchi di proprietà benefiche, facili da coltivare e anche un po’ speciali perché vengono da lontano o dal passato. Ecco tre piante che hanno tutte queste caratteristiche, e in questo periodo dell’anno sono cariche di frutti. Non fatevele sfuggire.

Antico giuggiolo
Siete mai andati in brodo di giuggiole? Se volete provare quella sensazione di appagamento e contentezza che questa bevanda procura, dovete prima comprarne un esemplare. Vi innamorerete del giuggiolo, o meglio dello Ziziphus jujuba, prima di tutto per il suo aspetto aggraziato. Ha foglie bicolori, scure sopra e chiare sotto, su cui spiccano i frutti rossi, che maturano tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. Sono ricchi di vitamina C, vitamina B3 (niacina) e polifenoli. Hanno un gusto dolce con delle sfumature piacevolmente agre e una consistenza che ricorda quella dei datteri.

Nel Rinascimento li adoravano e ne facevano un elisir apprezzatissimo, che ha dato origine all’espressione “andare in brodo di giuggiole” e che, ancora oggi, si produce in alcune zone del Veneto.

È un albero piccolo, non diventa alto più di 5-6 metri, e cresce lentamente: è perfetto quindi per i piccoli giardini e perfino per il vaso. Per il resto è davvero facile da coltivare e si adatta a condizioni di clima e di suolo disparate.

Non lo spaventano i terreni sassosi, poveri e aridi, anzi è una pianta colonizzatrice. Le sue radici riescono andare molto in profondità e trovano da sole l’acqua di cui hanno bisogno; quindi, è perfetto per i climi siccitosi e contribuisce alla stabilità dei terreni.

Sopporta le temperature più rigide (-25 °C) come le estati più torride (+50 °C) e tollera bene anche il vento. Ma se volete che sia produttivo trattatelo bene: posizione soleggiata, acqua a terreno asciutto e substrato ben lavorato e arricchito di letame o compost.

Olivello spinoso superfood
Questa pianta ha davvero i superpoteri grazie alle sue olivelle arancioni che traboccano di proprietà antiaging e antinfiammatorie. La vitamina C, la E, quelle del gruppo B e i carotenoidi si uniscono a bioflavonoidi, catechine, tannini, composti fenolici per creare un mix multivitaminico difficile da ricreare anche in laboratorio.

Insomma l’Hippophae rhamnoides, questo il suo nome botanico, è davvero prezioso, anche per il terreno. È, infatti, una di quelle piante capaci di fissare l’azoto nella terra arricchendola, un po’ come fanno le leguminose. In più è indistruttibile: è una specie rustica, che sopporta il freddo, resiste alla siccità, tollera la salinità ed è adattabile a un’ampia gamma di suoli. Infatti, cresce spontaneo un po’ in tutt’Italia.

Se si trova vicino al mare produrrà frutti più ricchi di caroteni, se invece vive in montagna, in un clima freddo, saranno più ricchi di vitamina C.

Si può coltivare anche in vaso purché si tratti di un contenitore grande. È una specie che ha bisogno davvero di poco, ma il sole e un suolo sciolto e sabbioso sono indispensabili. Senza questi due requisiti non riesce a prosperare e anche i frutti ne risentono, diventano meno dolci e meno ricchi di nutrienti.

In autunno, dopo la raccolta, va concimato con letame in pellet o in polvere e con fertilizzanti ricchi di fosforo. Se non ci sono altri esemplari di olivello spinoso nei paraggi è necessario comprare almeno due piante, una maschile e una femminile, altrimenti l’impollinazione non può avere luogo e non ci saranno frutti.

Un pergolato di minikiwi
Si chiama Actinidia arguta ed è la versione in miniatura dei classici kiwi. Rispetto ai cugini più grandi resiste meglio al freddo (-20 °C) e ad alcune malattie tipiche della famiglia. È una rampicante robusta, dalle foglie piccole, i cui frutti sono grandi come noci. Sono molto comodi perché si mangiano in un unico boccone completi di buccia, che in questo caso è liscia e di colore verde o rossastra, con una polpa dolce e aromatica.

Da un punto di vista nutritivo non hanno niente da invidiare alle altre specie della famiglia. Il contenuto di vitamina C ed E è simile e sono anche molto ricchi di potassio.

Sui terrazzi e nei piccoli giardini è meglio cercare varietà autofertili, così avrete frutti garantiti anche con una sola pianta: le migliori si chiamano Issai e Super Issai, oppure Vitikiwi, e maturano fra settembre e ottobre.

Le posizioni luminose, ben esposte al sole e riparate da correnti d’aria sono le più amate dal minikiwi. Per quanto riguarda il substrato, bisogna fare molta attenzione al ristagno idrico. L’acqua però non deve mai mancare, ne ha molto bisogno per essere produttivo.

Se piantata in giardino è necessario lavorare bene il terreno, arricchendolo con letame in pellet in autunno e con un concime ricco di azoto in primavera.

È una pianta molto vigorosa che tende a crescere molto, per questo va potata profondamente in inverno tagliando i rami che hanno già fruttificato. Durante l’estate vanno fatte piccole potature per contenerne l’esuberanza.

Pagina originale > www.agoranews.it

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