Gelsomino giallo: coltivazione e cura della pianta

Il gelsomino giallo rappresenta una bellissima alternativa alla specie più classica della pianta, normalmente caratterizzata da fiori candidi. Oggi ne sono diffuse soprattutto due specie, quelle del gelsomino infernale e di quello di San Giuseppe, entrambe caratterizzate da fioriture di sgargiante giallo. Ma quali sono le necessità di questa pianta, come avviene la coltivazione e, soprattutto, come curare il vegetale nel tempo?

Il gelsomino giallo rappresenta una delle piante floreali sempre più richieste e amate, anche come alternativa alla specie più classica. Quando si pensa infatti al gelsomino, alla mente non possono che apparire immagini di candidi fiori, dai petali delicati e rigorosamente bianchi.

Eppure la natura sa sempre come stupire e, così, accanto alla tipologia più conosciuta e diffusa ve ne sono altre di un giallo sgargiante. Ma quali sono le specie che vengono comunemente identificate come gelsomino giallo, come si coltivano e come si curano nel tempo?

Come già anticipato, il gelsomino giallo è certamente uno dei fiori più richiesti negli ultimi anni. E non solo per il suo colore: rispetto alla versione candida, e molto delicata, si tratta di esemplari dall’origine decisamente rustica e facilissimi da coltivare sia in vaso che in giardino.

Gelsomino giallo: cosa è?

Con il termine gelsomino giallo si indica generalmente, e per tradizione popolare, tutte quelle varietà del fiore che non presentano petali bianchi. Non si può tuttavia parlare di un’unica specie, perché ve ne sono diverse che assumono questa definizione: il gelsomino mediterraneo, ad esempio, ma anche quello di San Giuseppe.

Per quanto i fiori siano simili, si tratta di piante comunque fra di loro differenti: di seguito, tutte le caratteristiche delle due tipologie più note.

Gelsomino giallo: Jasminum fruticans

La prima specie chiamata comunemente gelsomino giallo è quella del Jasminum fruticans. Si tratta di una pianta tipica delle coste europee del Mediterraneo, del Nord Africa e di parte dell’Asia Occidentale. Questa varietà si considera una delle poche specie di gelsomino rustico, spontaneo e autoctono del Vecchio Continente e, a seconda del clima, cresce in abbondanza da marzo a settembre.

Proprio perché abbastanza disponibile in natura, nonché molto resistente, per molto tempo il Jasminum fruticans non è stato oggetto di particolare interesse per la coltivazione.

La sua natura rustica, che gli permette di resistere anche a forti venti oppure a fenomeni meteorologici avversi, ha garantito alla pianta la possibilità di svilupparsi senza troppi intoppi lungo i litorali, spesso colorando le coste fino all’autunno inoltrato.

Questo gelsomino, appartenente alla famiglia delle Oleaceae, si caratterizza per una media altezza, portamento cespuglioso con numerosi rami rigidi, sulle cui estremità prendono vita dei piccoli e molto caratteristici fiori gialli. È anche una pianta utile per abbellire le case durante l’inverno, in quanto fiorisce anche fuori stagione se in serra oppure o coltivata in ambienti chiusi sufficientemente caldi e umidi.

Gelsomino di San Giuseppe: Jasminum nudiflorum

Molto apprezzato è anche il Jasminum nudiflorum, comunemente conosciuto anche come Gelsomino di San Giuseppe. Questo nome deriva da una sua peculiarità: la pianta sembra fiorire con particolare abbondanza attorno al 19 marzo, proprio in concomitanza con le celebrazioni relative al santo. Non a caso, è diventato nei secoli anche uno dei simboli della festa del papà, che cade in calendario proprio lo stesso giorno.

A differenza della precedente specie, quella del Jasminum nudiflorum non è autoctona. Le sue origini risalgono all’antichissima Cine e a gran parte dell’Asia, per poi essere importato in Europa.

Poiché molto adattabile al clima, ma anche in grado di sopravvivere senza troppi intoppi dino alla fine dell’inverno, questo fiore è molto apprezzato per la coltivazione. Può raggiungere anche i 140 centimetri d’altezza, presenta una natura decisamente cespugliosa e produce dei fiori di intenso colore giallo.

Ma non è tutto, poiché la fioritura del gelsomino di San Giuseppe è conosciuta per una singolare peculiarità: la pianta produce infatti i fiori prima del ritorno delle foglie in primavera, facendoli così emergere lungo i rami spogli dell’inverno.

Sia che si preferisca il Jasminum fruticans che quello di San Giuseppe, le regole di coltivazione sono decisamente simili, così come le possibilità di un grande successo nello sviluppo della pianta.

D’altronde, date le loro nature rustiche e spontanee, si tratta di varietà vegetali che non necessitano particolari cure, perciò ottime anche per i neofiti del giardinaggio. Ma quali sono le esigenze di queste specie per poter crescere rigogliose?

Necessità della pianta

In linea generale, è necessario assolvere ad alcune necessità della pianta, affinché possa crescere rigogliosa. Per le principali specie di gelsomino giallo, i fattori a cui prestare attenzione sono:

  • Clima: queste piante amano un clima mediterraneo, con inverni non eccessivamente freddi e con estati mediamente temperate;
  • Terreno: i gelsomini gialli, in particolare quelli di San Giuseppe, si adattano a ogni tipologia di terreno, purché il pH sia leggermente acido. La pianta non ama però i ristagni d’acqua e, di conseguenza, è necessario verificare che il terriccio in proprio possesso risulti sufficientemente drenante;
  • Esposizione: i gelsomini gialli non disegnano un’esposizione solare, soprattutto nei mesi più freddi dell’anno, anche se in estate sarà forse necessario un riparo per evitare che i petali brucino per l’azione del sole. Tutte le tipologie temono però il vento, che può facilmente spezzarne i rametti, quindi improntare un riparo appare più che necessario;
  • Acqua: le richieste d’acqua dei gelsomini gialli variano a seconda delle stagioni. In autunno, inverno e primavera possono bastare anche le comuni precipitazioni. In estate, invece, è utile annaffiare una volta al giorno, prediligendo le ore del mattino: ciò evita un’eccessiva evaporazione dell’acqua nelle ore di maggior calore.

Coltivazione in vaso e in giardino

Come già ripetuto, il gelsomino giallo in tutte le sue varianti è un esemplare floreale di facilissima coltivazione. Basta piantarlo in giardino o, ancora, scegliere un vaso sufficientemente grande per lo sviluppo indoor. Le radici, infatti, possono scendere anche molto in profondità nel terreno.

In ogni caso, all’interno del vaso dovrà essere posizionato un letto di ghiaia e cocci per favorire il deflusso dell’acqua, affinché non vi siano ristagni dannosi proprio per le radici.

I gelsomini bianchi possono essere coltivati per seme, anche se la modalità di moltiplicazione più diffusa è quella della talea. È sufficiente tagliare un rametto di circa una decina di centimetri, immergerlo in acqua oppure in un semenzaio di sabbia e torba, e attendere il primo sviluppo delle radici e l’apparizione delle prime foglioline.

A questo punto, il gelsomino può essere trasferito in dimora definitiva, che si tratti del vaso oppure in giardino. La fioritura avviene tra marzo e settembre per la varietà fruticans ed è invece perlopiù invernale per quello di San Giuseppe: i primi esemplari possono apparire già a gennaio, mentre il culmine della fioritura è attorno alle prime settimane di marzo.

Poiché varietà rustica, il gelsomino giallo non ha bisogno di particolari necessità di cura. Garantisce infatti un’ottima resistenza, anche all’attacco degli agenti esterni. In particolare, bisognerà prestare attenzione a:

  • Parassiti: cocciniglie e afidi, sempre onnipresenti in primavera e in estate, potrebbero danneggiarne foglie e petali;
  • Potatura: questi gelsomini, in particolare quelli di San Giuseppe, possono svilupparsi anche molto velocemente in altezza, producendo poi un cespuglio abbastanza irregolare e spesso ingombrante. Per questa ragione, è necessario procedere con una potatura ciclica per eliminare i rami più esterni e secchi, nonché per ridonare forma al vegetale;
  • Concimazione: il gelsomino giallo non ha bisogno di molti interventi di concimazione, anche se di tanto in tanto potrebbe risultare utile. Si prediligano fertilizzanti naturali, organici o anche il compost domestico, maturato per almeno sei mesi.

In inverno, per quanto la pianta possa presentare una buona resistenza, sarebbe sempre indicato non esporla sotto i 10 gradi. Per questa ragione, l’uso invernale è limitato alla casa oppure alla serra.

Pagina originale > www.greenstyle.it

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