Il gelso (morus) è una pianta da frutto molto interessante, anche se spesso trascurata e relegata tra i “frutti minori“. Ha alle sue spalle una lunga tradizione nell’agricoltura contadina dei secoli passati, in particolare perché legato all’allevamento dei bachi da seta, solo negli ultimi anni è in disuso la sua coltivazione.
Questo albero produce delle more dolci e gustose, fa parte della famiglia delle moracee e possiamo classificarlo in due specie principali: il gelso nero (morus nigra) e il gelso bianco (morus blanca), che si differenziano per il colore dei frutti.
Esteticamente è una pianta molto gradevole, che con la sua chioma in forma globosa può far bella mostra in giardino, regalando comunque un raccolto di frutta, ottima anche per crostate e marmellate. Coltivarlo non è difficile, anche con metodi biologici, vale la pena approfondire il discorso analizzando le varie accortezze che ci permettono di gestire al meglio questa pianta, dalla messa a dimora alla potatura.
L’albero di gelso
Il gelso è una pianta di origine Asiatica, in Europa la sua diffusione ha trovato particolare fortuna per via del ruolo delle foglie nell’alimentazione dei bachi da seta, attività economica che ha interessato particolarmente alcune zone italiane, come il comasco e la Brianza, contribuendo a far conoscere quest’albero. La sua coltivazione risale a migliaia di anni prima di Cristo, lo troviamo citato persino da Confucio.
Si tratta di una pianta molto longeva, che può raggiungere importanti dimensioni, in particolare nella specie che fa le more bianche. Ha un apparato radicale particolarmente sviluppato, che rende il gelso resistente agli agenti atmosferici e in grado di sopportare relativamente bene la siccità.
La chioma tende alla forma globosa anche senza interventi di potatura ed è fitta di rami, dalle forme spesso irregolari. Le foglie come quelle di altre piante del frutteto cadono con l’arrivo del freddo invernale per riprendere a vegetare a partire dalla successiva primavera.
Le more di gelso che produce, sono in realtà falsi frutti: si tratta botanicamente parlando di un sorosio, dove solo la parte centrale è il frutto botanico, ricoperto poi dalla polpa in piccole drupe. All’aspetto le more di gelso sono davvero simili alle more di rovo, anche se in genere più allungate. Ma non lasciamoci ingannare: non esiste alcuna parentela tra le due specie, l’albero di gelso condivide piuttosto la famiglia delle moracee con il fico.
La fioritura del gelso è poco vistosa, avviene alle ascelle dei rami dell’anno e la pianta è autofertile, produce fiori monoici. Nessuna difficoltà quindi nell’impollinazione, che avviene semplicemente grazie al vento. Anche una sola pianta è in grado di fruttificare in maniera autonoma.
Come anticipato sono due le principali specie, gelso bianco e gelso nero, anche se sono molto simili per caratteristiche botaniche vale la pena spendere qualche parola su ciascuna, evidenziandone le specificità, in modo da guidare l’eventuale scelta su quale scegliere da piantare nel proprio frutteto o giardino.
E abbiamo inoltre due cultivar di tipo ornamentale:
- Il gelso da carta cinese (Broussonetia papyrifera), utilizzato anche per ricavare la polpa di carta.
- Il gelso degli osagi (Maclura pomifera), originario del Nordamerica.
Gelso bianco
Il gelso bianco (morus blanca), originario dell’estremo oriente, è quello che assume maggiori dimensioni, se non viene mantenuto con opportuni tagli di potatura. Ha foglie più piccole e i frutti che produce sono di un bel colore chiaro. Le more bianche sono meno gustose di quelle nere, ma si tratta comunque di un frutto gradevole e zuccherino. Ha una maggior resistenza alle basse temperature, per questo può esser preferito in climi rigidi.
Gelso nero
Il gelso nero (morus nigra), è una pianta originaria della Persia, assomiglia molto al gelso bianco ma si mantiene su dimensioni un poco più contenute e i suoi frutti sono più pregiati. Le foglie del gelso nero sono di maggior dimensione e quindi più decorative. L’infuso delle foglie della varietà nera, ha proprietà antibiotiche e la polpa viene utilizzata nella cosmesi per l’effetto lenitivo sulla pelle.
Se storicamente è sempre stata preferita la varietà bianca, visto che i bachi da seta amavano più le foglie del morus blanca, adesso che i gelsi si piantano per ragioni ornamentali o per le more viene solitamente preferito il morus nigra, che sta conoscendo una nuova diffusione.
Piantare un gelso
Se vogliamo assaggiare le buonissime more di gelso fresche conviene averne una pianta in giardino o all’interno del nostro frutteto. Questo frutto si conserva poco ed è davvero difficile trovarlo in commercio. Vediamo quindi dove, quando e come piantare questa specie fruttifera.
Il sesto d’impianto. Nello scegliere la posizione in cui mettere il nostro albero bisogna tener conto del suo futuro sviluppo e lasciare almeno 5 metri liberi intorno al gelso nero e anche 6 metri di spazio per il gelso bianco. Il gelso si può anche innestare su portinnesti nanizzanti per coltivarlo a ceppaia o a cespuglio, in questi casi ovviamente le distanze si riducono, sono situazioni che si impiegano in coltivazioni professionali, nel caso di frutteto amatoriale si preferisce solitamente il classico albero con forma a globo o vaso.
Nella pianura Padana i gelsi sono stati spesso piantati per delimitare i confini dei terreni agricoli, oppure lungo il bordo dei canali irrigui. L’albero di gelso è stato impiegato persino come tutore per la vigna, tecnica chiamata della vite “maritata”, riferendosi all’abbraccio tra la pianta dell’uva e il nostro albero di more.
Propagazione della pianta. Il gelso si può propagare per talea oppure riprodurlo da seme, la prima ipotesi è certamente la migliore, sia perché preserva la varietà originaria che perché evita di dover aspettare diversi anni prima che la piantina germinata sia abbastanza cresciuta da entrare in produzione. La cosa migliore in genere è affidarsi a un vivaio comprando la piantina in pane di terra oppure a radice nuda, pronta da trapiantare. In questo modo si potrà scegliere varietà selezionate, più resistenti alle malattie e ben produttive.
Il terreno e il clima adatti
Le piante di gelso sono molto adattabili in fatto di clima e terreno, il loro straordinario apparato radicale è in grado di reperire le risorse in varie condizioni pedologiche e garantire la salute della pianta. Il suolo ottimale è abbastanza sciolto e ricco di sostanze organiche, evitando gli eccessi di argilla che rendono asfittico il terreno e i ristagni idrici che possono favorire malattie.
Dal punto di vista climatico tollera temperature anche sotto lo zero e non ha problemi a vivere in tutto il territorio italiano, il gelso bianco è la specie più resistente, ma anche la varietà mora può cavarsela bene anche piantata nel nord Italia. Si richiede una posizione soleggiata e possibilmente riparata dal vento, che può risultare disseccante durante l’estate.
Il periodo giusto per piantare
Essendo una pianta che perde le foglie durante l’inverno è ferma la sua attività certamente la cosa migliore per un trapianto è sfruttare questo periodo di stasi, compatibilmente con il clima e in particolare con le condizioni del terreno. Non si può certo lavorare e piantare un gelso con il suolo gelato o troppo bagnato.
In genere il mese di febbraio, alla fine dell’inverno, è il periodo più favorevole in cui piantare, ma a partire da novembre fino alla ripresa vegetativa primaverile si può sempre effettuare la messa a dimora.
La messa a dimora
Piantare un albero di more di gelso non è difficile e non è molto diverso da quello che si deve fare per qualsiasi pianta da frutto, senza dilungarsi nello spiegare i dettagli dell’operazione, che potete trovare nell’approfondimento su come si pianta un albero, si procede scavando una buca di buona dimensione (circa 50 cm per lato e profondità), in cui si sistemerà la piantina curando che sia alla giusta profondità e alla giusta altezza. Al momento di piantare si approfitta anche per arricchire il suolo con una concimazione, a base di compost o letame maturo.
La coltivazione del gelso
Gestire questa pianta per raccogliere ottime more non è per niente difficile, dopo averla piantata possiamo anche lasciarla abbastanza a sé stessa, confidando nella sua rusticità e nei pochi problemi di malattie e insetti che interessano quest’albero. Alcune accortezze semplici come una giusta potatura e periodiche concimazioni ci assicureranno una produttività soddisfacente.
Concimare e irrigare
Possiamo gestire il suolo tramite la tecnica dell’inerbimento controllato, che minimizza il lavoro del coltivatore a qualche sporadico sfalcio d’erba durante l’anno. Anche se le erbe spontanee sottraggono risorse idriche questo si compensa bene visto che la copertura del terreno riduce la traspirazione. Il gelso ha radici profonde ed è in grado di trovare l’acqua in autonomia per gran parte dell’anno, richiedendo irrigazioni solo in periodi molto siccitosi. Quando la pianta è giovane però deve ancora radicarsi a fondo e bisogna prestare più attenzione, irrigando periodicamente.
La concimazione invece è molto utile, senza impazzire cercando il giusto formulato di nutrimenti per le esigenze specifiche possiamo apportare ogni anno del letame maturo o del compost, da incorporare al terreno a inizio inverno. Si tratta di sostanza organica completa dal punto di vista degli elementi nutritivi, in grado di reintegrare gli elementi impiegati dall’albero e poi sottratti da noi tramite potature e raccolto delle more. Del macerato di ortica in fertirrigazione può essere un altro arricchimento utile durante il periodo estivo.
Insetti parassiti e malattie
Non sono molte le avversità che colpiscono il gelso, sia perché la pianta è naturalmente resistente, sia perché non essendo più molto diffuse non proliferano loro parassiti specifici, cosa che succede invece a colture coltivate in modo più intensivo. Da questo punto di vista tutti i cosiddetti “frutti minori” sono adattissimi alla coltivazione biologica, perché subiscono meno attacchi parassitari.
A livello di malattie è importante solo una corretta pratica agronomica che aiuti la prevenzione, in particolare nella gestione del terreno e nel potare garantendo luce e circolo d’aria interni alla chioma. Uno dei problemi più diffusi è la fersa del gelso, causata da un fungo patogeno (Mycosphaerella morifolia) e riconoscibile per le macchioline brune sulle foglie, si contrasta raccogliendo ed eliminando le foglie cadute in autunno, e con trattamenti rameici in primavera (poltiglia bordolese) per bloccare la diffusione delle spore.
Come insetti nocivi si segnalano possibili attacchi di afidi e cocciniglia, che si possono fronteggiare con infusi autoprodotti di ortica, aglio o peperoncino, oppure anche intervenendo con trattamenti a base di neem o sapone di Marsiglia.
La potatura
Potare il gelso non è particolarmente difficile: il lavoro ha come scopo primario il mantenimento di forma e dimensione dell’albero e questa specie è particolarmente resistente ai tagli, quindi può sopportare anche qualche intervento grossolano.
Ipotizzando una classica forma di allevamento a vaso o globo teniamo conto che la chioma del gelso tende ad essere al suo interno fitta, con rami che vanno ad incrociarsi. Disciplinare questo aspetto e sfoltire è certamente la prima importante linea guida da considerare potando. Imparare a potare non è semplice e merita un discorso dedicato, che tratteremo in un approfondimento.
Raccolta delle more del gelso
Le buonissime more del gelso maturano intorno all’inizio dell’estate, in genere nel mese di giugno. Per capire quando il frutto è pronto per esser colto possiamo in primo luogo basarci sul colore, cosa più semplice sul gelso nero che sulla specie a mora bianca. Il fattore poi discriminante è se la mora si stacca facilmente dal peduncolo o meno.
Il più grande difetto di queste more, sia le nere che le bianche, è la difficoltà nel conservarle. Dopo il raccolto durano solo pochi giorni e questo ne ha determinato lo scarso successo nel mercato ortofrutticolo, dove sono quasi introvabili. Sono anche frutti molto delicati, quindi ricordiamoci di non sovrapporli troppo o schiacciarli.
Con le more di gelso in compenso si fanno buonissime marmellate, che poi possono a loro volta esser utilizzate in crostate a altri dolci. Un’alternativa per conservarle è farle essiccate, preparazione che ne esalta il contenuto di zuccheri e permette di mantenere i frutti del gelso per mesi. Imparare a conservare in qualche modo le more è importante perché l’albero è abbastanza generoso e produttivo, quindi sarà utile a non sprecare il suo raccolto.